lunedì 26 settembre 2011

la controversa fotografia dell'11 settembre

Come si può raccontare una tragedia come l'11 settembre 2001?
A dieci anni esatti di distanza andiamo a scoprire qual'è la foto più controversa di quel nefasto giorno per gli Stati Uniti e per il mondo intero.
In molti sono accorsi a fotografare quello che stava succedendo...

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Come si può raccontare una tragedia come l'11 settembre 2001?
A dieci anni esatti di distanza andiamo a scoprire qual'è la foto più controversa di quel nefasto giorno per gli Stati Uniti e per il mondo intero.

In molti sono accorsi a fotografare quello che stava succedendo. Gli occhi più attenti e brillanti sono stati quelli di Joel Meyerowitz che ha dedicato il volume Aftermath. Un documento monumentale sulla distruzione delle torri gemelle, nel quale fanno grande impressione le immagini in notturna caratterizzate da un'attenzione maniacale per i dettagli.


Aftermath - Joel Meyerowitz
Nelle fotografie di Meyerowitz con lo sguardo scandagliamo il quadro affamati di particolari per poi terminare 'affascinati' e turbati, con gli occhi coperti dalla polvere come quelli degli stessi pompieri e operai tra le macerie. Il suo è un grande affresco, con uno stile quasi ottocentesco da cronaca di guerra.

Meritevoli di menzione sono anche le sconvolgenti fotografie di James Nachtwey, che ultimamente ha portato in mostra i suoi scatti qui in Italia. Lo stile di Nachtwey è scarno, diretto, senza fronzoli. Occorre sempre una certa preparazione prima di avvicinarsi ad una sua foto perché so che non risparmia niente all'osservatore.

James Nachtwey

Ma c'è una foto sulla quale voglio soffermarmi, forse la più controversa di quel giorno.
E' un'immagine di Thomas Hoepker e ritrae dei giovani che assistono apparentemente sereni e sorridenti di fronte alla distruzione del World Trade Center sull'altra sponda dell'East River.
Lo stesso fotografo non se l'è sentita di renderla pubblica ed ha atteso cinque anni prima di pubblicarla in un catalogo e poi in una mostra collettiva in occasione del decimo anniversario.

E' così successo che a distanza di anni è diventata una delle immagini più famose ma anche controverse. Non ci racconta in maniera didascalica la distruzione o la descrizione del crollo, la polvere, i detriti, le persone che fuggono, i simboli del potere economico che si sgretolano, la paura e l'improvviso salto nel baratro di una nazione.
Si apre come un palcoscenico, dove la quinta delimitata dagli alberi presenta sul primo piano gli "spettatori", una proiezione di noi che guardiamo, mentre sul fondale lo "spettacolo" proiettato come su uno schermo. Ed è proprio questo il punto focale e la particolarità della foto: il gioco della distanza. La scelta di mostrarci qualcosa che avviene includendo gli stessi spettatori, la loro presenza allarga (o riduce?) i limiti del dramma, immergendolo nella realtà, ponendo la domanda su come viene percepito, come "appare".

Questa fotografia ci racconta con un sistema simbolico molto forte la rappresentazione corale di una tragedia come viene comunicata al mondo, con una gigantesca lente di ingrandimento sulle persone.
Semmai si può criticare di aver usato una lente fin troppo grossa, che si avvicina così tanto da fraintendere le  smorfie e la tensione rischiando di farli passare per sorrisi e indifferenza. D'altronde lo ha raccontato uno dei protagonisti, accusando il fotografo di non aver avuto premura di parlare con loro perché avrebbe scoperto che si trattava di persone uscite dalle proprie auto perché bloccate dal traffico e si sono ritrovate con perfetti sconosciuti a discutere su quello cui stavano assistendo, con le stesse paure di tutti gli altri.
Ma un momento può essere trasformato in tutt'altro. Anche questa è finzione fotografica, l'occhio che si concentra su quello che vuole cercare e che può ribaltare la verità. Un documento dell'apparire ma non per questo inefficace.
Nonostante questo, la fotografia di Thomas Hoepker rimane un capolavoro.

Thomas Hoepker

"Oggi, il significato di questa foto non ha niente a che fare con il giudizio sugli individui. È diventata un’immagine che parla della storia e della memoria. Come immagine di uno sconvolgente momento storico, cattura qualcosa di vero per tutti quei momenti: la vita non si arresta a causa di una battaglia, o di un atto di terrorismo che sta succedendo a poca distanza."
Jonathan Jones dalle colonne del Guardian affronta così la questione dell’interpretazione ponendo l'attenzione sul suo valore artistico e sul significato più profondo, piuttosto che concentrarsi sul reale stato d’animo dei soggetti.


Alcuni link per approfondire su il Post, su The Guardian, sul sito stesso della Magnum Photos.
Da leggere anche la dichiarazione di uno dei "protagonisti" della scena che si è riconosciuto e spiega come sono andate veramente le cose.

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