martedì 21 febbraio 2012

il paesaggio mistico di Kenro Izu

I paesaggi in bianco e nero di Kenro Izu sono frutto di un lavoro meticoloso e lungo di preparazione.
Quella fotografia "lenta" che stiamo perdendo nel vortice dello scatto fuggente e che qui assume caratteri mistici.
La mostra a lui dedicata a Lucca nel 2011 fu un'esperienza memorabile.
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I paesaggi in bianco e nero di Kenro Izu sono frutto di un lavoro meticoloso e lungo di preparazione.
Quella fotografia "lenta" che stiamo perdendo nel vortice dello scatto fuggente e che qui assume caratteri mistici.

Ammetto che prima di aver visto la grande esposizione al PhotoFestival di Lucca del 2011 non sapevo quasi nulla di Kenro Izu.
Quando ho varcato la soglia del palazzo ducale mi sono reso subito conto che sarebbe stata un'esposizione memorabile. Le luci soffuse spezzate dalle tende sulle grandi finestre nelle ampie stanze del palazzo emanavano una pallida e fredda luce invernale, gli spot sopra i quadri irradiavano di calore le atmosfere mistiche dei paesaggi asiatici e del medio oriente. Le architetture dei templi invase dalle radici degli alberi, le pietre corrose dal vento delle piramidi, il deserto sterminato su cui si ergono resti di colonne, memorie di templi greci.
Lasciarsi coinvolgere dalla visione lenta, riflessiva e empatica di Izu è come aprire un libro in cui le note di viaggio ci accompagnano nell'ascolto del luogo, nell'accettazione e immersione in una dimensione altra.


Angkor, by Kenro Izu

Chi è Kenro Izu?
E' un fotografo giapponese, nato ad Osaka in Giappone, nel 1949.

Ha studiato alla Nippon University di Tokyo, poi si è stabilito a New York dove ha aperto uno studio. Nel 1979 inizia quei viaggi fotografici, che si potrebbero definire pellegrinaggi, nei luoghi sacri del mondo. Questo rimane il suo soggetto preferito e che continua ad affrontare con passione e profonda dedizione.

La sua fotografia è fatta di lentezza e riflessione, è una lunga ricerca, senza la preoccupazione o lo stress del tempo. Ricordo un video di una delle sue spedizioni in Tibet, in cui lentamente, con i suoi assistenti si inerpica  sulle montagne desolate dell'Himalaya portandosi quella pesantissima attrezzatura, osservando con attenzione e pazienza i luoghi, preparando lentamente la macchina, i filtri, montando l'ingombrante cavalletto. E le persone stesse che ritrae diventano "paesaggio", sono corpi non estranei alla Natura.
Un invidiabile approccio empatico emerge anche dalle sue immagini, che meritano una lunga osservazione, lenta come la loro genesi. Lontanissimo dalla rapida fotografia digitale contemporanea, fatta e consumata, come il perfetto specchio di una società che produce e consuma senza lasciar tracce, anzi lasciandosi alle sue spalle solo rifiuti, da gettare.


photo by Kenro Izu

Egitto, by Kenro Izu

Come riesce a realizzare queste fotografie ricche di dettagli e quelle sfumature di grigi ampie anche nelle basse luci?
Usa una macchina fotografica a grande formato a corpi mobili che produce negativi di 36 x 51 cm.(!), in grado di realizzare stampe a contatto al platino/palladio che rendono perfettamente anche le più lievi sfumature.

Ho visto i bellissimi lavori “Passage to Angkor” sulla Cambogia e “Bhutan sacred within” sui luoghi sacri del Bhutan, accompagnati da una serie di ritratti della popolazione.
Il progetto “India sacred within” rimane però secondo me quello più intenso e riuscito. Con la cura che lo contraddistingue sta ancora raccogliendo le fotografie dei siti di culto e di coloro che continuano a prendersene cura.


photo by Kenro Izu

Angkor, by Kenro Izu

photo by Kenro Izu

Era il 1979, quando per la prima volta mi sono recato in Egitto per fotografare le Piramidi. Sono stato profondamente influenzato dal senso di maestosità e dall’atmosfera intensa e unica di quel luogo.
Ma fu soltanto dopo aver fotografato molti altri siti di culto negli anni seguenti, che  mi resi conto di come  fosse importante per me, per trovare me stesso e l’essenza della vita.
Ispirato da una stampa al platino di Paul Strand, ho iniziato a realizzare stampe a contatto al platino, procedimento che rende perfettamente la morbidezza, le sfumature più lievi, utilizzando una macchina 14 x 20, pollici  appositamente realizzata per trasmettere appieno l’atmosfera dei luoghi sacri.
Da allora ho esplorato l’Inghilterra, la Scozia, il Messico, la Siria, la Giordania, l’Egitto, l’Isola di Pasqua, la Francia e il Perù.
Quando ho fotografato il tempio di Angkor in Cambogia nel 1993, ho voluto denunciare la precarietà delle rovine che lentamente stanno per essere inghiottite dalla terra. La giungla invadente che s’intreccia alle vestigi archeologiche mi ha profondamente colpito e indotto a riflettere sul valore della vita.
Da allora, ho trascorso gran parte del mio tempo proprio nei luoghi sacri dell’Asia.
Il fascino di questi posti in cui s’intersecano buddismo, induismo e islamismo,  sta non soltanto nella loro bellezza, bensì nel fatto che  rivelano l’essenza stessa della cultura e della storia dell’Asia.
Ho fotografato in Cambogia, Tailandia, Laos, Indonesia, Vietnam, Birmania, Tibet, Cina, Nepal, Bhutan e più recentemente ho trascorso vari anni in India.
La fotografia secondo me, non è una mera forma di arte, bensì un percorso di ricerca costante nella vita, per trovare il significato  più recondito dell’esistenza stessa.
Per questo considero ogni fotografia come la mia orma lasciata su un sentiero, talvolta sono orme nette e profonde, altre volte indefinite e superficiali.
Oltre alle fotografie, realizzate negli ultimi 30 anni,  ho avuto, soprattutto, la fortuna di aver vissuto esperienze, visto luoghi e incontrato persone che mi hanno insegnato cosa siano l’amore e la felicità.
Kenro Izu
dal sito di LuccaPhotoFestival


photo by Kenro Izu
photo by Kenro Izu


photo by Kenro Izu

photo by Kenro Izu

Una video intervista ci spiega l'approccio di Kenro Izu alla fotografia.



Una visita al sito ufficiale.

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