sabato 25 dicembre 2010

le visioni stereotipiche di František Krátký

Dopo aver visto la mostra "ITALIA 1897: visioni stereotipiche di František Krátký" all'auditorium del duomo di Firenze, ho cominciato a studiare e ricercare informazioni su questo interessante fotografo boemo.

Prato della Valle, Padova

Era l'Aprile del 1897 quando František Krátký (1851-1924), fotografo e viaggiatore di origine praghese, giunse in Italia per ritrarre, in un viaggio di tre mesi, il patrimonio italiano artistico e culturale con fotografie straordinarie che ancora oggi, a distanza di tempo, ne fanno trapelare lo spirito più intimo, anche attraverso l'uso di una attrezzatura che per allora era all'avanguardia. Il suo talento era così sviluppato da  riuscire realmente a trasmettere, attraverso i suoi scatti, l'anima del luogo, sempre così legato all'uomo, ai suoi abitanti, che spesso Krátký criticava come “rozzi”, ma che in fondo considerava simpatici e allegri. Il suo principale scopo era quindi quello di documentare lo stretto connubio tra il “posto” e coloro che lo vivevano, mostrando attraverso la fotografia le molteplici realtà del tempo: una testimonianza preziosissima, quando i concetti del viaggiare e osservare avevano realmente significati tra loro intimamente collegati.


Come si può vedere in queste immagini, le fotografie erano poi ridipinte, seguendo una moda dell'epoca e quindi assomigliavano a dei dipinti. Da notare la qualità di questi scatti che hanno più di 100 anni.

Piazzale Michelangelo, Firenze

Chi era František Krátký?
František Krátký è stato uno dei maggiori fotografi ed editori di stereofotografie nelle Terre della Corona Boema durante l'epoca austro-ungarica. Nato il 7 settembre del 1851 a Sadská, dove il padre František Vojtěch Krátký, che lavorava come pittore, aveva anche un'officina tipografica. Apprese da lui le tecniche tipografiche e studiò alla Scuola di base dell'Accademia del disegno di Praga.
La prima traccia di archivio che lo lega alla fotografia risale all'agosto del 1880 a Kolín, città che fu poi la base del suo lavoro di fotografo per il resto della sua vita.
Oltre ai ritratti, coltivò la fotografia di paesaggi e di monumenti storici. La più vecchia fotografia di un monumento che abbia fatto e che ci sia nota, è datata 1881. Sottolineava programmaticamente il ruolo delle sue fotografie come strumento didattico per la conoscenza patria. Si concentrò sopratutto sulle stereografie, che potenziavano la percezione dello spettatore grazie all'effetto di profondità.

Nell'aprile del 1898 si sposò con una ventenne e dopo il matrimonio limitò i suoi viaggi, concentrandosi di più sulla pubblicazione di quanto aveva già fotografato. Alla periferia di Kolín costruì nel 1900 un'officina fotochemiografica, sicuramente all'avanguardia per i servizi fotografici, che ebbe notevole successo. Dopo un'operazione agli occhi, pressanti problemi di sussistenza lo costrinsero a vendere l'officina, nell'aprile del 1913 ed a prendere in affitto uno studio fotografico per ritratti dove, dopo aver raggiunto la maggiore età, cominciò a lavorare anche il figlio Jiří, nato nel 1901.
Morì a Kolín nel maggio del 1924. Accanto al coetaneo Rudolf Bruner-Dvořák è stato, in epoca austroungarica, uno dei pochi fotografi cechi di vero “livello europeo” sia per la varietà, sia per la forza di testimonianza delle sue fotografie.

(testi tratti dalla presentazione della mostra a cura di
Life Beyond Tourism Auditorium al Duomo)


macchina fotografia per la stereotipia con doppio obiettivo

Una risorsa interessante per approfondire.

1 commento:

  1. Io sono PAZZA di questo tipo di fotografia!
    Scrivi in modo molto piacevole, per altro.

    Anna

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