O rosse gocce sanguinanti sul ponte / Dove è disteso il mio Capitano / Caduto morto, freddato.
Così scriveva Walt Whitman.
Quante parole questi giorni, si sprecano le metafore, si cercano simboli di un dramma collettivo. E il pubblico ne parla, ne discute, in fondo poco sapendo ma nessun avarizia nei giudizi, spesso frettolosi, sempre comodi.
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Così scriveva Walt Whitman.
Quante parole questi giorni, si sprecano le metafore, si cercano simboli di un dramma collettivo. E il pubblico ne parla, ne discute, in fondo poco sapendo ma nessun avarizia nei giudizi, spesso frettolosi, sempre comodi.
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O capitano! Mio capitano! il nostro viaggio tremendo è finito,
La nave ha superato ogni tempesta, l'ambito premio è vinto,
Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante,
Gli occhi seguono la solida chiglia, l'audace e altero vascello;
Ma o cuore! cuore! cuore!
O rosse gocce sanguinanti sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.
O capitano! Mio capitano! àlzati e ascolta le campane; àlzati,
Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te
I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla,
Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti,
Qua capitano! padre amato!
Questo braccio sotto il tuo capo!
È un puro sogno che sul ponte
Cadesti morto, freddato.
Ma non risponde il mio capitano, immobili e bianche le sue labbra,
Mio padre non sente il mio braccio, non ha più polso e volere;
La nave è ancorata sana e salva, il viaggio è finito,
Torna dal viaggio tremendo col premio vinto la nave;
Rive esultate, e voi squillate, campane!
Io con passo angosciato cammino sul ponte
Dove è disteso il mio capitano
Caduto morto, freddato.
("O capitano! Mio capitano!" - Walt Whitman)
La poesia che Walt Whitman scrisse sull'assassinio del presidente Abraham Lincoln è una metafora della battaglia, la nave è il paese, il viaggio tremendo ricorda le difficoltà della guerra e le sfide di un'intera nazione. Il capitano è il defunto Lincoln.
Ognuno ha la sua nave, ognuno il proprio capitano, ognuno ricorda il proprio naufragio.
Quante parole questi giorni, l'informazione come un'ossessione, i protagonisti si tramutano in attori; in un commedia è più facile assegnare i ruoli del "buono" e del "cattivo". Si sprecano le metafore, si cercano simboli di un dramma collettivo. E il pubblico ne parla, ne discute, in fondo poco sapendo ma nessun avarizia nei giudizi, spesso frettolosi, sempre comodi.
E' la morte, più se ne parla e più si esorcizza. Per dimenticarla in fretta, almeno fino alla prossima inevitabile occasione.
"O capitano, mio capitano..."
Per chi si vuol riempire gli occhi, il Boston dedica una pagina con tutte le foto. Questo è un blog di fotografia, anche nolenti possiamo farne a meno?
RispondiEliminahttp://www.boston.com/bigpicture/2012/01/costa_concordia_cruise_ship_ru.html