Secondo Susan Sontag il fotografo vive una condizione simile a quella del turista che s'immerge in una realtà, anche dolorosa, con la consapevolezza di poterne uscire in qualsiasi momento, c'è un confine rassicurante che si può sempre attraversare tra "l'io" che osserva e "loro" che soffrono, una condizione di privilegio esistenziale che dà i brividi, per altri il fotoreporter è poco più di un entomologo che guarda gli esseri umani con distacco, senza una vera empatia con la realtà che sta documentando, la professionalità supera di molto l'umanità del suo sguardo.
Ma la stessa cosa si può dire del lettore e di chi usufruisce dell'informazione.
Lascio a voi i giudizi...
Ciao Sandro abbiamo letto attentamente il tuo blog e ti vogliamo fare i complimenti, dall'alto della nostra sottile ignoranza, visto che siamo dei neofiti della fotografia. Ci siamo permessi di inserirlo nella nostra blogroll. Il dilemma che questo video pone ricorda tanto alcune affermazioni di Robert Capa che lessi tempo fa in un'intervista. Capa sosteneva non risolvibilità dell'etica fotografica sempre combattuta tra il polo della professionalità e quello dell'umanità. Per quanto mi riguarda Andrej Chikatilo, serial killer russo, disse che per prevedere le mosse della polizia sovietica che lo cercava disperatamente, gli bastava accendere la televisione ed ascoltare il telegiornale. I giornalisti sovietici erano di fronte al dilemma se rendere segrete le indagini o conquistarsi una gustosa notizia, un pò come succede adesso. Quindi concordo con quanto hai detto tu, nel giornalismo, nella scrittura come nella semplice lettura questo dilemma si ripropone e si ripropone. Scusa per la lunghezza del commento ma mi sono lasciato trascinare. Un saluto.
RispondiEliminaVi ringrazio molto di averlo inserito nella blog-roll, anch'io ho cominciato a seguire il vostro blog di approfondimento sull'arte perché lo trovo molto interessante.
RispondiEliminaTornando al punto del video, sì, sono d'accordo, c'è questo conflitto apparentemente irrisolvibile sull'etica fotografica, ma penso che sia comunque un bene porsi le domande giuste e non sottovalutare il problema.
A me pare un video un po' banale. Un caso estremo, estremizzato e esageratamente melodrammatico. La ragazzina che guarda la fotografa e implora aiuto e lei che per fare la foto la lascia morire ammazzata. Se così fosse successo in una vita vera, questa persona vivrebbe nel rimorso, distrutta, avendo avuto la possibilità di aiutarla e non avendolo fatto e non sarebbe certo difendibile, delle volte bisogna smettere di essere fotografi ed essere persone prima di tutto. La storia mi ha icordato il fotografo sucidia Kevin Carter, che appunto non resse a ciò che aveva visto.
RispondiEliminaCon questo, colgo l'occasione per fare i complimenti al blog, veramente interessante.
Caro Logu, avevo scritto un articolo proprio su Kevin Carter in questo blog (leggi qui) proprio perché mi piace affrontare la questione spinosa dell'etica nella fotografia da più punti di vista e con un respiro ampio e non pregiudizievole.
RispondiEliminaGrazie per i complimenti, un bello stimolo per proseguire ;-)