Ricordiamo Walker Evans e gli anni delle depressione, così come Dorothea Lange. Il lirismo di Robert Frank che con la delicatezza e l'intelligenza di un grande osservatore dipinge un ritratto ineguagliato degli americani ("The Americans") e poi Stieglitz, Steichen e Strand. E tanti altri ancora.
Tra questi, più vicino ai giorni nostri, voglio parlare di un grande maestro, non molto conosciuto in Italia, che ha operato sopratutto negli anni '70. Stephen Shore.
Il suo è un grande romanzo americano, sulle strade che dagli anni '70 a oggi sviluppano quell'immaginario collettivo della frontiera, dei piccoli centri, con i grandi magazzini e le catene di fast food che piano piano cominciavano ad occupare, e a caratterizzare, il paesaggio.
photo by Stephen Shore |
photo by Stephen Shore |
E poi le auto, la serie infinita di fotografie di automobili nei parcheggi, con quei colori brillanti sotto cieli pieni di nuvole e strade ancora bagnate da una recente pioggia. Le disposizioni casuali inducono un senso di malinconia, l'assenza dell'uomo e una composizione originale e inquieta affascinano ed emozionano trasportando i sensi verso qualcosa di incompiuto, fermo ma instabile.
Come se stessimo assistendo ad uno spettacolo più grande, come se ci fosse qualcosa in quel ritratto di America, qualcosa di indefinito e impalpabile che Shore ci vuole raccontare e che si annida in quelle immagini di parcheggi, strade dritte e praterie sconfinate.
Non è il romanzo della beat generation, non è nemmeno il compiaciuto gusto della fotografia americana che ritrae i suoi maestosi paesaggi e le sue grandezze retoriche. C'è qualcosa di più.
Seppure diversissimo, mi ricorda sempre Robert Frank, per il suo andare "oltre", perché in fondo ci sta raccontando anche quello che non vediamo, con una storia che si espande oltre i confini del fotogramma.
E' l'America, ovunque, nelle fotografie di ogni hamburger, automobile, sasso o cespuglio.
Ogni cosa è unita in questo grande affresco.
Per approfondire, su Wikipedia.
photo by Stephen Shore |
photo by Stephen Shore |
Ogni cosa è unita in questo grande affresco.
Per approfondire, su Wikipedia.
Caro Sandro,
RispondiEliminaho avuto il piacere di vedere una mostra di Shore a Roma e il tuo post rende perfettamente le sue immagini. I fratelli Coen devono essersi ispirati molto alle sue foto per ridare lo stesso tocco magico al film "A Serious Man". A presto
tore78
Mi sono perso, purtroppo, la mostra a Roma.Immagini che rendono perfettamente quel senso di velata malinconia che si sente passando (ed ancor più ,vivendo) in quei luoghi.KRUGER
RispondiEliminaNella prima foto il panorama pubblicizzato ovviamente è privo di cartelloni, eheh
RispondiEliminaDavvero delle foto stupende
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