lunedì 16 maggio 2011

Candida Hofer e il concetto dello spazio sociale

Nata nel 1944 a Eberswalde, in Germania, Candida Hofer indaga il "paesaggio interno", gli ampi spazi pubblici di biblioteche, musei, teatri, banche, uffici, barocchi e maestosi palazzi sparsi per l'Europa.

Una delle allieve più mature della scuola di Dusseldorf dei coniugi Bernd e Hilla Becher, presso i quali studiò a partire dalla metà degli anni '70, insieme a Andreas Gursky, Thomas Struff e Elger Esser (al quale ho dedicato un articolo) fa parte di quell'importante corrente tedesca attratta dalla fotografia concettuale.
I suoi lavori sono noti per la ricerca della perfezione dei dettagli, per i grandi formati, una non comune dimestichezza e tecnica nella gestione e controllo della luce e per l'approccio concettuale.


photo by Candida Hofer


Senza ricorrere al ritocco digitale, la Hofer realizza immagini di grandissimo formato, fino a 200x250 cm, sebbene le prime realizzazioni non fossero di dimensioni gigantesche. Forse seguendo le scelte di Gursky, anche la Hofer ha deciso che solo col grande formato si potesse apprezzare la magnificenza e la potenza dei suoi interni vuoti, tasselli di un ritratto da alcuni definito di "psicologia dell’architettura sociale".


photo by Candida Hofer

photo by Candida Hofer

Sempre utilizzando la luce naturale, Candida Hofer costruisce un affresco ricchissimo e intricato, che ci obbliga a indagare ogni dettaglio dell'immagine. E' singolare anche scoprirsi i nostri occhi che si spostano da un punto all'altro dell'immagine, avvicinarsi e immergersi per poi alla fine, dissetati dalla voglia di possedere ogni pezzo del quadro, tornare alla visione complessiva.
E' in questo tornare, nel confronto tra le varie immagini, solitamente in prospettiva centrale, che si coglie l'insegnamento del concetto di serialità dei soggetti tipico dei Becher. Ci troviamo così a seguire un filo, una documentazione dello spazio sociale e collegare gli elementi nella completa rimozione della presenza umana, una fonte di distrazione volutamente eliminata. Il messaggio della fotografa si ritrova nella scrittura di un'enciclopedia di spazi dove l'uomo ha raggiunto (o aggiunto) la grandezza: biblioteche, teatri, musei.
Un gioco raffinato tra concetto e uso pratico dei luoghi, che si assomigliano tutti senza mai essere uguali.


photo by Candida Hofer
photo by Candida Hofer

Interessante scoprire anche il suo "Zoological Gardens", in cui applica gli stessi schemi di costruzione dell'immagine ma con soggetti in esterno. Le fotografie di questa serie mi risultano davvero strane, come se ci fosse qualcosa di incompleto e artefatto, forse la luce, la nitidezza e la definizione dell'immagine che rende iperleggibile ogni particolare, come se tutte queste informazioni condensate nel fotogramma non riuscissero a completare il quadro ma lasciassero uno spazio vuoto verso cui l'osservatore si sente attratto a guardare e dunque riempire.

Palazzo Medici Riccardi, sala della Provincia di Firenze, photo by Candida Hofer

Quest'ultima immagine, tra le più recenti, è tratta dalla serie realizzata specificamente per Firenze, immortalando gli interni rinascimentali e barocchi dei ricchi palazzi fiorentini, da palazzo Medici Riccardi alla biblioteche Riccardiana, Marucelliana e degli Uffizi, il teatro della Pergola, palazzo Pitti e Corsini.
La nuova arte, che incontra sempre difficoltà nel farsi accettare, incontra l'architettura di una città che ha fatto dell'arte e della bellezza il suo stesso motivo di vita. Uno stimolante intreccio e uno splendido incontro.

Per approfondire rimando alla scheda su Wikipedia.

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