lunedì 8 novembre 2010

il pittorialismo e il surrogato della fotografia

"Ladies Orchestra", Jan Saudek (2001)

Ritorno sul discorso delle elaborazioni fotografiche (polaroid, hipstamatic, holga, fusione di elementi pittorici...), aggiungendo qualche elemento per spostare l'attenzione su una riflessione più ampia.
Avevo accennato ad una caratteristica distintiva, il pittorialismo, ma qui lascio spazio alle parole di Luigi Ghirri che si esprimeva così in proposito:

"Cosa significa il pittorialismo in fotografia? Scimmiottare attraverso un'arte un'altra arte. Così facendo la fotografia diventa una specie di pittura di serie B o di pittura fatta con la macchina fotografica, il che non sempre ha esiti straordinari, sia sul piano visivo che sul piano della ricerca."

In generale non sono contrario a questa nuova riscoperta di un certo tipo di fotografia istantanea o descrittiva, dei colori sbiaditi delle polaroid, le sfocature, quelle dominanti di colore a volte così struggenti. Rivedere le polaroid sembra come rivedere un qualcosa di intimo, un diario di famiglia, di piccoli oggetti, limitato sì, ma anche spaziosissimo.
Sono contrario a chi usa una tecnica per sopperire ad una mancanza, chi abbraccia un pittorialismo vuoto e senza significati, chi usa in fondo il fotoritocco in maniera fine a sé stessa e non strumentale per ottenere qualcosa di più, di diverso, che superi quella barriera della finzione e della superficie dorata.

Ho scelto pertanto un rappresentante del nuovo pittorialismo fotografico, Jan Saudek.

3 commenti:

  1. che ne pensi?
    http://www.behance.net/gallery/-Chiaroscuro-Caravaggio-by-Diver-_-Aguilar_-/695176

    lele

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  2. Anche se esteticamente molto piacevoli, mi sembra che questo lavoro cada perfettamente nella definizione che ne ha dato Ghirri, ovvero un'ossessione per l'emulazione, lo scimmiottamento "estremo" di un'altra arte.
    Sono l'espressione del manierismo, ma un po' fine a sè stesso, recuperando un modo di illuminare caravaggesco con dei soggetti ammiccanti come se pubblicizzassero uno shampoo o un braccialetto, lontanissime dalla simbologia e l'universalità caravaggesche.
    Le immagini con i maggiori richiami ai quadri di Caravaggio (come quelle col vecchio) le trovo forse più riuscite, non mi piacciono affatto i ritratti con modelli più "commerciali", ma è comunque una (superficiale) copia, un esercizio di stile che delinea la sudditanza nei confronti della pittura antica e forse anche una scarsità di idee. Semmai suggerirei di non perdersi troppo nei dettagli estetici del Merisi, quanto piuttosto approfondire i significati e le atmosfere.

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    Risposte

















    1. Pittorialismo a colori


      Se fossi vissuto in un’altra epoca, molto probabilmente avrei fondato “ La nuova scuola della fotografia a colori “ sulla falsariga di quella di Filadelfia del 1898 di Stieglitz.
      Per molti anni ho lavorato in camera oscura a colori, con gli occhi aperti, a sperimentare scoprendo cose: facili, nuove e diverse.
      Tutto quello che apparentemente non si capisce sulla tecnica non è magia ma maestria acquisita attraverso il tempo, che aiuta la mia fantasia visionaria.
      L’immagine viene pensata, sognata,ideata,prima di entrare in camera oscura; e man mano si affina , si modifica,si lima, si riprova e ci si dispera e si ricomincia da capo.

      Riconosco di aver sbagliato epoca per fare un lavoro artigianale, ma purtroppo non è colpa mia, se negli anni del computer scopro che le mie ricerche non sono altro che la prosecuzione della corrente dei “Pittorialisti” del B&N di fine ottocento…..a colori.
      E’ cambiata la carta da stampa , le emulsioni, i bagni,la chimica,il rullino, la macchina fotografica, ma nonostante tutto ho scoperto che c’è ancora spazio per ritornare all’artigianato e parafrasando Gerard Richter : non voglio imitare la pittura, ma elevare il supporto carta-fotografica al nobile livello della tela di pittore libero da qualsiasi vincolo di “Software”.-


      Had I lived in different era, most probably I would have founded "the new school of colour photography" along the lines of Stieglitz's school in Philadelphia in 1898.
      For many years I have worked in the dark room with colour, with open eyes, experimenting and discovering things: easy, new and diverse.
      Everything that in appearance is not understood about the technique is not magic but mastery acquired through time. That helps my visionary fantasy.
      The image is conceived, thought of and dreamed of before entering the dark room.
      Along the way it gets refined, modified, polished and re-tried. In the process one despairs and then gets to start all over again.
      I admit having arrived in wrong era for artisan work. Unfortunately it is not my fault if in the computer era I discovered that my research is nothing more than the continuation of the B&W "Pictorialist" current of the late eighteen hundreds, but in colour.
      Everything has changed: the printing paper , the emulsions, the baths, the chemistry, the film and the camera. Notwithstanding all this I discovered that there is still room to return to artisanship. Paraphrasing Gerard Richter : I do not want to imitate painting, but to elevate the photographic paper medium to the noble level of the painter's canvas, free from any bondage of "software






      Living in Castelbellino (AN) 60030 Italy
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