"Fading Away", 1858, Henry Peach Robinson |
Il pittorialismo in fotografia ebbe un periodo piuttosto breve di successo, ma dopo la sua caduta fu bistrattato e spesso relegato in secondo piano, bollato come arte povera e dissimulazione effimera.
Il pittorialismo è stato riscoperto e comincia a essere rivalutato, forse anche merito dell'avvento del digitale, che ha aperto il campo alla fotografia di massa. Un po' lo stesso fenomeno che ha caratterizzato il suo breve successo alla fine del 1800. Come allora anche adesso le polemiche sul pittorialismo si rinnovano, quindi vediamo di trarre lezione dai nostri illustri antenati che come noi si avventuravano in sperimentazioni e come noi si dibattevano alla ricerca del bello.
A fine '800 e inizio '900 la fotografia non era certo considerata un'arte e inseguiva la pittura per trovare dignità, il "semplice soggetto" fotografato era denigrato e disprezzato. Famoso il discorso contro la fotografia di Baudelaire, "un'invenzione dovuta alla mediocrità degli artisti moderni ed il rifugio di tutti i pittori mancati".
"Study of Beatrice Cenci", 1866, Julia Margaret Cameron |
Eppure molti fotografi hanno realizzato immagini incredibili, documentato luoghi scomparsi, imposto una certa visione romantica del paesaggio, sperimentato nuove tecniche. Un'arte che ha tutto il diritto di recuperare una dignità negata.
Penso a Julia Margaret Cameron, ancora in età vittoriana, e i suoi ritratti leggermente fuori fuoco, per togliere un realismo fotografico, forse ritenuto troppo ingombrante.
Penso a Gustave Le Gray e ai suoi studi per facilitare le riprese paesaggistiche romantiche, alla sua "grande onda" (The great wave), che ricorda molto alcuni nostri HDR. Ai nudi con i richiami neoclassici di Louis-Camille d'Oliver, alle incredibili immagini di Henry Peach Robinson, alle sue sperimentazioni nel ritocco dei ritratti e alle doppie esposizioni e sovrapposizioni di più negativi (fino a cinque per "Fading away").
Un mondo tutto da (ri)scoprire.
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