mercoledì 27 ottobre 2010

la mia bella brutta effimera polaroid

"fuga nel sogno" (da Grido silenzioso), 2009, Sandro Rafanelli

A volte guardo queste immagini e mi sembrano tutte belle o... tutte brutte.
Vi racconto perché le nuove istantanee sono una fuga nel sogno.

Dopo la funesta decisione della casa madre di non produrre più rullini per le polaroid, forse come una sorta di riscossa è nata questa moda delle finte polaroid, immagini puramente digitali ma elaborate con effetti che simulano le vecchie stampe istantanee, nei loro pregi e difetti, dove proprio l'esaltazione di quest'ultimi diventa il segno distintivo.
Poi arrivano le hipstamatic, fotografie realizzate con un'applicazione per iPhone che simula la resa di una vasta gamma di vecchie pellicole e macchine fotografiche.


Chi usava le polaroid, così come tutte le macchine istantanee, non si poneva problemi se le foto erano mosse, piene di dominanti di colore, un po' storte. L'esatto opposto del digitale. I difetti erano parte del loro fascino, l'immediatezza, la certezza che non ci fosse un passo intermedio tra lo scatto e la stampa (come la camera oscura) le rendeva vere, trappole perfette e senza compromessi per il momento che passa.
Tutte caratteristiche non replicabili sul digitale, si possono simulare, si può imitare malinconicamente la loro resa pittorica ma il risultato alla fine è diverso perché sono i presupposti ad essere diversi.
Non è la luce a creare quelle forme, non è la densità della grana delle pellicola, nemmeno i pezzi di costruzione non perfettamente saldati, è un preset di fotoritocco che spalma su tutte le immagini le stesse caratteristiche.
Si perdono immediatamente due aspetti chiave, l'unicità (perché facilmente replicabile) e l'istantaneità (perché frutto di vari passaggi intermedi di post-produzione).

Come sempre, cerco di fare un po' di ordine e i giusti distinguo, altrimenti si rischia di venire sopraffatti da mille problematiche e dal tormentone fotoritocco si, fotoritocco no, per non scomodare una certa avversione diffusa sull'elaborazione digitale e l'etica del suo cattivo uso.

Tutte queste foto che invadono la rete e con essa i social network mi sembrano prima di tutto una moda passeggera, pertanto quando sarà passata saremo veramente in grado di giudicare l'effettivo valore da quello che ne rimane.
Inoltre il discorso si ricollega ad una vecchia querelle sul fotoritocco e sull'autenticità delle immagini.
Più che di finzione a me sembra che si tratti di "decorazione". Vedo tante immagini colorate artificialmente, un po' sciupate o narcisisticamente sporcate.
La decorazione serve a riempire un vuoto che forse renderebbe tutte queste fotografie piuttosto futili e anonime. Lo stesso discorso che si può fare per quegli HDR (High Dynamic Range) inguardabili, fatti al solo scopo di esaltare luci, colori e contrasto, ma che poi finiscono per esaltarne la sua componente effimera.
Qui mi sembra la stessa cosa, vedo come un tentativo di ricoprire con un bel velo appariscente e ammiccante un qualcosa che forse ha poco valore. Anche se va detto che non tutto è così, chi riesce a farne una poetica ha compreso i limiti e le potenzialità dello strumento e li usa strumentalmente per ottenere qualcosa di svincolato dalla mera applicazione di una tecnica.

La rincorsa verso un modo di fare fotografia di altri tempi la vedo come una "fuga nel sogno".

1 commento: